VIA DEL VENTO: UNA RUGA DAL SAPORE LETTERARIO

Il vento che muove le cose spesso le muta, e anche gli uomini sembrano beneficiare di questa animazione dell’aria. 
C’è una via a Pistoia dove il vento spira anche quando la calura agostana come una cappa di piombo soffoca la città. Questa via, per tale singolarissima caratteristica fu battezzata «Via del Vento» e mantenne questo nome sino alla fine dell’Ottocento, quando le fu mutato in «Via Ventura Vitoni» per ricordare il celebre intagliatore e architetto pistoiese che aveva diretto i lavori di costruzione della prospiciente Basilica della Madonna dell’Umiltà. Questa fu eretta quale più degno tempio all’immagine in affresco della Madonna sita nella preesistente chiesetta medievale di Santa Maria Forisportam dopo il miracolo della sudorazione del 1490. I lavori, iniziati nel 1495, furono, dopo la morte del Vitoni avvenuta nel 1522, portati a termine dall’architetto Giorgio Vasari che realizzò la cupola.

 

È questa cupola che incombe sulla via sottostante ad aver spiato i passi giovanili di grandi scrittori, ad averne ispirato i primi scritti ed in seguito ad averne motivato gli struggenti ricordi.
Il vento che vortica attorno alla cupola e spira costante nella via sottostante, pare infatti essere un fenomeno naturale che alimenta in modo particolare la creatività, a giudicare dal formidabile concentrato di vocazioni letterarie che hanno abitato questa ruga cittadina.

Al vecchio numero 3 di via del Vento, l’attuale numero 13, visse la giovinezza, prima di trasferirsi a Firenze, la scrittrice Gianna Manzini (Pistoia, 1896 - Roma, 1974), considerata la Virginia Woolf italiana, che con la sua prosa d’arte ha lasciato opere quali: Tempo innamorato, Boscovivo, Rive remote, Forte come un leone, Lettera all’editore, La Sparviera, Il cielo addosso, Ritratto in piedi, Sulla soglia

È difficile dire quanto abbia influito sulla vocazione letteraria della Manzini l’odore dell’inchiostro dell’attigua Tipografia di Alighiero Ciattini, che nei primi anni del Novecento stampava in Via del Vento riviste letterarie e socio-politiche che sono poi rimaste famose, quali la pistoiese «La Tempra», attiva tra il 1914 e il 1916, che pubblicò anche inediti di Dino Campana, e la fiorentina «Il Centone» fondata da Primo Conti e nella quale scriveva anche Ottone Rosai.
In quella tipografia si recava anche il padre della Manzini per correggere le bozze dei suoi scritti anarchici, come ricorderà la scrittrice in Ritratto in piedi, struggente tributo all’immagine paterna: «Correggeva in silenzio. Sostituiva. […] La tipografia si trovava in un seminterrato di via del Vento. Da finestrelle poco più alte del livello stradale, veniva la luce, dando a quello stanzone un che di clandestino».

Al vecchio numero 5 di via del Vento, oggi numero 21, trascorse l’adolescenza e la prima giovinezza il poeta Piero Bigongiari, prima di trasferirsi nel 1932 in via Traversa della Vergine e successivamente, nel 1937, a Firenze dove darà vita al cosiddetto “ermetismo” fiorentino. Nato a Navacchio (Pisa) nel 1914, la famiglia nel 1925 aveva seguito a Pistoia il padre che lavorava in ferrovia.

Il poeta, autore di molte raccolte di versi, La figlia di Babilonia, Rogo, Il corvo bianco, Le mura di Pistoia, Torre di Arnolfo, Antimateria, Moses, Col dito in terra, Nel delta del poema, La legge e la leggenda, Abbandonata dall’angelo, così ricordava via del Vento nella prosa Il respiro delle sorelle, poi raccolta nel volume Visibile invisibile: «L’angolo, da quella parte di via del Vento, è costituito dalla rocciosa incombenza della chiesa della Madonna dell’Umiltà: la parete sinistra che prospetta in via del Vento, nuda nella sua pietra ricavata dagli antichi resti dell’edificio precedente, con gli strani segni, quasi rune del suo ulteriore passato, infitti qua e là nella verticalità severa di quel ripido ascendere, a un tratto pare enfiarsi, in una specie di rocciosa entasi simile alla diastole che allarga il cuore, dove ha il basamento la parte della costruzione da cui acquista il suo lento slancio, come fin troppo meditato, ma a un tratto inarrestabile anche se affaticato, la cupola. Io abitavo lì di fronte, in questa rientranza della via, che mi impediva, dalle finestre, di vedere dove essa termina, appunto in via della Madonna, che diventava dunque nella mente una specie di sbocco immaginario nella ‘gran via inarginata e inarginabile della vita’.

Ed ancora, nella stessa via del Vento visse dal 1945 al 1949 parte della sua giovinezza, quella più creativa, Sergio Civinini (Pistoia, 1929 - Roma, 1987), nei pressi della casa dove aveva vissuto Gianna Manzini. Scrittore certamente minore, rispetto a quest’ultima e a Piero Bigongiari, ma molto promettente se già nel 1947, a diciotto anni, alcuni suoi racconti furono pubblicati su «Il Politecnico» di Elio Vittorini. Nel 1955 uscì la raccolta di racconti Stagione di mezzo nella collana “Gettoni” curata da Vittorini per Einaudi e nel 1964 la seconda raccolta di racconti Una sera con te, nella collana della Editrice Vallecchi “Narratori Italiani” diretta da Romano Bilenchi.

Al numero 14 della stessa via, sono nate nel 1991, per iniziativa di Fabrizio Zollo, le Edizioni «via del Vento» allo scopo di far conoscere la tradizione letteraria di questa via e per farne rivivere anche la tradizione editoriale. Le Edizioni pubblicano testi inediti e rari di grandi autori italiani e stranieri del Novecento.

[Tratto dal libro Storie minime pistoiesi di Giovanni Barbi, Pistoia, dicembre 1994, Edizioni del Comune di Pistoia]

 

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