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Collana «Ocra gialla»
volumetto n° 62



Else  Lasker-Schüler, Concerto e altre prose sull’infanzia.
A cura di Claudia Ciardi. Traduzione di Claudia Ciardi e Katharina Majer.
 pag. 36, ISBN 978-88-6226-079-4

Euro 4,00
IN SINTESI

Cinque prose memoriali sull’infanzia trascorsa in Germania inedite in Italia, scritte tra gli anni Dieci e gli anni Trenta del Novecento dalla poetessa ebrea-tedesca Else Lasker-Schüler, amica del pittore Franz Marc, esponente del gruppo “Cavaliere azzurro”.


UN ASSAGGIO

«Non conosco gli uomini che m’incontrano, evito la loro boria e mi basta soltanto togliere il mio soprabito grigio per essere re. Sono infinitamente stanca, credo di essermi ammalata del mio profondissimo vivere, ma quelli che mi passano accanto non lo notano, loro fanno caso allo schiamazzare sulle strade, ma non sentono il doloroso mormorio, il mortale svagarsi di un’anima. Lì davanti a me sta una falena – sta morendo – quanto sono misere le sue ali, era una straccivendola, una vagabonda, che di notte girovagava per le strade e finiva nell’ardente fornace dei lampioni».

 






L’AUTORE

 

Else Lasker-Schüler nasce l’11 febbraio 1869 a Elberfeld (oggi Wuppertal) nella Renania settentrionale, sesta e ultima figlia di una coppia della borghesia ebraica assimilata. Il padre Aron Schüler è commerciante e banchiere. La perdita della madre, Jeanette Kissing (’90), disgrega irrimediabilmente l’universo familiare. Nel 1894 sposa il medico Berthold Lasker e si trasferisce a Berlino. Il matrimonio va in crisi, muore il padre (’97), nasce il figlio Paul (’99) di cui tace la paternità, entra a far parte della «Neue Gemeinschaft», comunità neoromantica riunita sulle rive dello Schlachtensee, pubblica la raccolta poetica Styx (1902), sposa l’editore Herwarth Walden (’03). Escono Il libro di Peter Hille (’06), e Le notti di Tino di Baghdad (’07). Walden inaugura la rivista «Der Sturm» (’10), organo di diffusione dell’espressionismo a Berlino insieme all’omonima galleria d’arte. Pubblica Il mio cuore, romanzo in forma epistolare, e divorzia da Walden (’12), conosce lo scrittore Gottfried Benn e il pittore Franz Marc, fondatore insieme a Kandinskij dell’avanguardia pittorica “Il Cavaliere Azzurro”. Pubblica le Ballate ebraiche (’13) e intrattiene una corrispondenza con Marc fino al ’15, alla base di Il principe di Tebe (’14) e Il Malik (’16). Nel ’27 muore il figlio. Esce la raccolta di prose autobiografiche Concerto e riceve il premio Kleist (’32), evento che suscita un’accesa reazione sui giornali nazionalsocialisti. Nel ’33 lascia Berlino per Zurigo. Da là alterna tre viaggi in Palestina. Pubblica La terra degli ebrei (’37) e l’ultima raccolta poetica Il mio pianoforte azzurro (’43). A causa dello scoppio della guerra, la Svizzera le nega il visto di rientro (’39). Muore d’infarto a Gerusalemme il 22 gennaio 1945. Esce postumo il dramma Ioeio (’70), steso nel ’41, rilettura del Faust di Goethe e parodia del nazismo. Della stessa autrice queste Edizioni hanno pubblicato, a cura di Maura Del Serra, Caro cavaliere azzurro - Lettere a Franz Marc.

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