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Collana «Acquamarina»
volumetto n° 47



Emanuel  Carnevali, Ai poeti
Cura e traduzione di Elio Grasso
 pag. 36, ISBN 978-88-6226-064-0

Euro 4,00
IN SINTESI

Una selezione di diciotto poesie in nuova traduzione di Emanuel Carnevali, nel settantesimo anniversario della sua scomparsa. L’eccezione alla linea della collana di poesia straniera «Acquamarina» è dovuta non solo al fatto che questo erede spirituale del ‘maledettismo’ di Arthur Rimbaud e di Dino Campana scrisse tutte le sue poesie direttamente in inglese, ma anche perché le scrisse in quell’ambiente di poeti americani di avanguardia che influenzò fortemente con la sua singolare presenza.  

 


UN ASSAGGIO

«...anche se sfiorati dalle ruvide dita del mondo,
anche se sfiorati dalle fredde dita del dolore –
pensate al giorno in cui, dormendo nelle vostre tombe,
sarete svegliati dal tuono delle vostre voci
e dal vento forte e gelido della vostra musica:
poiché nel suolo fertile degli anni
le vostre voci fioriranno mutando in tuono,
la vostra musica muterà in vento che monda e genera.»

 

 







L’AUTORE

Manuel Carnevali nasce a Firenze il 4 dicembre 1897, da Tullio e Matilde Piano, dopo che i suoi genitori si sono già separati. Emanuel (come più tardi si farà chiamare), rimane con la madre, la zia, e i due figli di questa. La morte del nonno materno determina un difficile periodo di povertà e spostamenti: Pistoia (1901), Biella (1905), Cossato (1906). Nel 1907 la madre, morfinomane, muore di tetano. Nel 1909 il padre, commissario prefettizio a Bazzano (Bologna), si risposa. Nel 1911-’12 Emanuel frequenta il prestigioso Collegio Foscarini di Venezia, ma viene rispedito al padre forse per una sua amicizia intima con un compagno. A seguito dell’ennesima frattura dei rapporti col genitore, nel marzo ’14, a soli diciassette anni, s’imbarca per New York dove farà i mestieri più umili e imparerà l’inglese leggendo di notte le insegne luminose nelle strade che spazza. Inizia a pubblicare poesie e a frequentare gli ambienti intellettuali che in quegli anni determinano la svolta ‘modernista’ nella letteratura americana: Waldo Frank, Carl Sandburg, Ernest Walsh e Williams Carlos Williams. È soprannominato il ‘black poet’, per il suo carattere ribelle, oscuro, indipendente, spesso impossibile. Nel ’17 si sposa ma dopo due anni lascia la moglie. Gli eccessi della sua vita da bohémiene una malattia terribile, l’encefalite letargica, causano il suo rimpatrio, nel ’22. Il resto della sua vita trascorre tra cliniche e ospedali, visitato e spesso sostenuto economicamente da artisti quali Ezra Pound, Robert McAlmon, e Kay Boyle (che ne riporta il ricordo di un uomo «meraviglioso, completamente tremante, come una farfalla fissata con gli spilli»). Muore in un ospedale di Bologna, l’11 gennaio 1942, strozzato da un boccone di pane.

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