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Collana «Ocra gialla»
volumetto n° 56



Marina  Cvetaeva, Il racconto di mia madre
Traduzione di Esa Marini e Gigi Corsini. Revisione e postfazione di Antonio Castronuovo,
 pag. 36, ISBN 978-88-6226-063-3

Euro 4,00 (ESAURITO)
IN SINTESI

 

Due racconti autobiografici, inediti in Italia, della poetessa russa Marina Cvetaeva, scritti a Parigi nel 1933-’34 in lingua francese e incentrati sul suo rapporto con la sorella minore Asja.


UN ASSAGGIO

«— Mamma, a chi vuoi più bene, a me o a Musja? No, non mi dire che è la stessa cosa, non è mai la stessa cosa, ce n’è sempre una che si ama un pochino pochino di più, l’altra non si ama di meno, ma quella un filino di più! Do la mia parola d’onore che non mi darà fastidio (sguardo di disapprovazione rivolto a me) se è… Musja.

Tutto ciò, tranne lo sguardo, era ipocrisia pura, perché lei stessa, come anche mia madre e soprattutto io, sapevamo perfettamente chi amava di più. Non faceva altro che aspettare la parola, terribile per me, che anch’io attendevo, con non minore angoscia, sapendo bene che non sarebbe stata detta.»







L’AUTORE

 

Marina Ivanovna Cvetaeva nasce a Mosca nel 1892 da Ivan Cvetaev, storico dell’arte e fondatore del Museo Puškin, e Marija Mejn, pianista di origini polacche. Trascorre l’infanzia con la sorella minore Anastasija (detta Asja) e i fratellastri Valerija e Andrej, figli del primo matrimonio del padre. Inizia a scrivere poesie a sei anni. Si iscrive a un ginnasio ma, per i continui viaggi della famiglia all’estero, continua gli studi in istituti privati in Svizzera e Germania (1903-1905), terminandoli poi a Mosca. Nel 1909 si trasferisce a Parigi dove frequenta lezioni di letteratura francese alla Sorbona. L’anno seguente pubblica la prima raccolta Album serale. Nel ’12 sposa Sergej Efron, cadetto dell’accademia ufficiali, esce la raccolta La lanterna magica e nasce la figlia Ariadna. Nel ’13 esce la terza raccolta: Da due libri. Dopo la Rivoluzione, inizia per lei un periodo di disperazione: la morte della figlia minore Irina, la malattia di Ariadna, la scomparsa del marito. Nella guerra civile Efron combatte coi bianchi e, dopo la vittoria dei bolscevichi, emigra. Nel maggio del ’22 Marina con la figlia si reca all’estero in cerca del marito, riparato a Praga. Negli anni Venti pubblica varie opere sulle riviste russe dell’emigrazione. Escono i volumi: Versi per Blok, Il distacco, Psiche, Il mestiere, la satira lirica L’acchiappatopi, e le tragedie Teseo e Fedra. Nel ’28 esce l’ultima raccolta: Dopo la Russia. Negli anni Trenta pubblica soprattutto saggi e racconti: Il mio Puškin, I poeti con la storia e i poeti senza storia, Il racconto di Sonečka. Nel ’39, dopo aver soggiornato a Berlino, in Cecoslovacchia e in Francia (qui per ben 14 anni), torna in URSS col figlio quattordicenne Georgij. Il marito era già rientrato. Tra agosto e ottobre il marito e la figlia Ariadna sono arrestati. L’8 agosto ’41 Marina raggiunge Elabuga (Repubblica tartara) insieme al figlio. Cerca invano un lavoro. Il 31 agosto si suicida, impiccandosi a una trave. Il 2 settembre viene sepolta in una fossa comune nel cimitero di Elabuga.

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