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Collana «Ocra gialla»
volumetto n° 47



Samuel  Beckett, Assunzione
traduzione e cura di Francesco Cappellini, postfazione di Gabriele Frasca

 pag. 36, ISBN 978-88-6226-028-2

Euro 4,00
IN SINTESI

Due racconti giovanili, inediti in Italia, di Samuel Beckett, di cui Assunzione rappresenta il primo racconto in assoluto pubblicato in vita dal grande autore irlandese.


UN ASSAGGIO

«La donna si sedette al tavolo davanti a lui e vi si appoggiò, sporgendosi in avanti, le mascelle nella coppa delle mani. Lui la guardò velenosamente, e fu colpito suo malgrado dallo straordinario pallore delle labbra: quello inferiore sporgeva appena arricciandosi insolentemente a comprimere quello superiore, dando luogo a una languida e sotterranea sensualità che si accompagnava in modo singolare con la purezza estremamente fredda che si distendeva tristemente dalla bassa e ampia fronte fino alle strette narici.»







L’AUTORE

Samuel Barclay Beckett nasce a Foxrock (Dublino) il 13 aprile 1906. Nonostante l’infanzia tranquilla il piccolo Samuel già mostra i segni di una interiorità esasperata e di una ossessiva tendenza all’isolamento. Nel 1928, grazie a una borsa di studio del Trinity College si reca a Parigi, dove conosce James Joyce, dal quale rimarrà fortemente influenzato e con il quale stringerà una solida anche se a tratti turbolenta amicizia. Alterna frequenti viaggi in Europa a periodi di permanenza nella casa natale, non senza forti tensioni con la madre. Nel 1937 decide di trasferirsi definitivamente a Parigi. Nel 1938 incontra Suzanne Decheveaux-Dumesnil, prima amante e poi moglie, alla quale rimarrà legato per tutta la vita. Insieme si uniranno attivamente alla resistenza francese durante il periodo dell’occupazione nazista. Nel 1946 inizia a scrivere Molloy, primo romanzo di quella trilogia che molti anni più tardi verrà riconosciuta come uno dei vertici della letteratura della seconda metà del XX secolo, che comprende anche Malone muore e L’innominabile. Scrive ormai solamente in francese. Nel 1948 si dedica al testo teatrale che lo renderà noto al grande pubblico, Aspettando Godot. Fra i più celebri lavori teatrali ricordiamo inoltre Finale di partita (1957), L’ultimo nastro di Krapp (1958) e Giorni felici (1960). Principalmente per i suoi lavori in questo campo il critico Martin Esslin conierà il termine “teatro dell’assurdo”. Solo negli anni ’60 la sua opera sarà ormai pienamente riconosciuta anche dalla critica, che si appresta a farne un’icona del secolo dell’incomunicabilità, della solitudine e dello straniamento a se stessi. Nel 1969 riceve il premio Nobel. Malato di enfisema polmonare dal 1986, muore a Parigi il 22 dicembre 1989.

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