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Collana «Ocra gialla»
volumetto n° 46



Yukio  Mishima, Martirio
a cura di Francesco Cappellini, traduzione di Yasuyuki Gemba e Francesco Cappellini

 pag. 32, ISBN 978-88-6226-025-1

Euro 4,00 (ESAURITO)
IN SINTESI

Un racconto giovanile del grande Mishima tradotto per la prima volta in italiano direttamente dal giapponese.


UN ASSAGGIO

«Unico del loro gruppo, Watari era arrivato da un’altra scuola elementare ed era quindi considerato un estraneo. C’era qualcosa in lui che teneva gli altri a distanza. Sebbene avesse particolari abitudini nel vestire – ogni giorno si cambiava la camicia – stava anche settimane senza tagliarsi le unghie, che erano sempre di un nero malsano. La sua pelle era giallastra, di un bianco opaco come una gardenia. Le sue labbra, al contrario, erano così rosse da desiderare di strofinarle con le dita per accertarsi che non vi fosse stato messo del rossetto».







L’AUTORE

Yukio Mishima, pseudonimo di Kimitake Hiraoka, nasce a Tokyo il 14 gennaio 1925 da una famiglia appartenente all’alta borghesia. La nonna paterna si assunse la responsabilità dell’educazione del piccolo, in pratica sottraendolo alle cure materne fin dai primi giorni e solo nel 1937, all’età di dodici anni, poco prima della morte della nonna, Kimitake si ricongiunse ai suoi genitori. Brillante studente, molto presto cominciò a scrivere raggiungendo subito ottimi risultati e pubblicando i suoi racconti su varie riviste scolastiche. Nel 1946 Yukio Mishima (questo lo pseudonimo che si era scelto per non turbare la tranquillità del padre che non vedeva di buon occhio la sua attività letteraria), era già segnalato dal più illustre scrittore giapponese dell’epoca e futuro premio Nobel, Yasunari Kawabata. Il primo romanzo di Mishima, in parte autobiografico, Confessioni di una maschera, del 1949, è salutato dai critici come un’opera di genio. Ne viene fuori il ritratto di una personalità complessa, di tendenze manifestamente omosessuali, romantico, narcisista, soggiogato dai temi della sensualità e dalla morte. Difensore delle tradizioni e quindi del sistema imperiale, amareggiato per il progressivo e inarrestabile processo di occidentalizzazione del suo paese, nel 1968 creò un piccolo esercito personale che, a suo dire, doveva ergersi a difesa dei valori perduti. Il 25 novembre 1970, dopo aver consegnato al suo editore le ultime pagine della tetralogia Il mare della fertilità, sua opera più importante, si suicida. La sua opera è oggi raccolta in quarantadue volumi che comprendono romanzi, drammi, racconti e saggistica.

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