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Collana «Acquamarina»
volumetto n° 35



Nika  Turbina, Sono pesi queste mie poesie
traduzione e cura di Federico Federici

 pag. 36, ISBN 978–88–6226–017–6

Euro 4,00
IN SINTESI

Ventiquattro poesie in nuova traduzione, alcune inedite in Italia, della poetessa ucraina, la cui sorprendente precocità fu scoperta dal poeta russo Evgenij Evtusenko.


UN ASSAGGIO

«Sono pesi queste mie poesie,
pietre spinte lungo una salita.
Le porterò stremata
allo strapiombo.
Poi cadrò, viso nell’erba,
non avrò lacrime abbastanza.[...]»







L’AUTORE

Nika Turbina nasce a Yalta il 17 dicembre 1974. La madre, Maja Nikanorkina, è scultrice, la nonna, Ljudmila Karpova, interprete, il nonno, Anatolij Nikanorkin, scrittore e poeta. I primi componimenti di Nika risalgono all’età di quattro anni, dettati di notte alla mamma. A soli sette anni i suoi versi appaiono su un quotidiano nazionale, grazie all’interessamento dello scrittore Julian Semenov. Nel giro di un anno la sua prima raccolta, First Draft, viene pubblicata a Mosca, con prefazione di Evgenij Evtusenko. In occasione del festival internazionale di poesia “Poeti e pianeta Terra” tenutosi in Italia, nel 1985 le viene conferito il Leone d’oro di Venezia. Prima di lei, solo un altro poeta russo è stato insignito dello stesso riconoscimento: Anna Achmàtova. Nel 1984 viene pubblicata in Italia, dalle Edizioni del Leone, la raccolta di poesie Quaderno di appunti, con traduzione di Evelina Pascucci, presentazione di Franco Zagato, saggio introduttivo di Evgenij Evtusenko ed illustrazioni di Ernesto Treccani. Del 1988 è un viaggio negli Stati Uniti, l’incontro con Iosif Brodskij e la pubblicazione della seconda raccolta, Steps Upward, Steps Downward, a Mosca nel ’91. Da allora, le sue poesie sono state tradotte e pubblicate in dodici paesi. Divenuta ormai ragazza, Nika si trasferisce a Mosca. Studia per qualche tempo presso l’Istituto di Cinematografia e l’Istituto di Cultura, prende parte come attrice ad alcuni film, continua a viaggiare molto, tornando di tanto in tanto a Yalta; si sposa, prova a lavorare in radio e in TV, maturando l’interesse per la direzione cinematografica. Trascorre l’ultima parte della sua vita lontano dall’attenzione generale. Scrive di sé: «Tutto quello che dovevo, l’ho detto da bambina, nelle mie poesie. Non c’era bisogno che divenissi donna». Scompare tragicamente a Mosca, a soli ventisette anni, l’11 maggio 2002. Le sue ceneri si trovano nel cimitero di Vagan’kovskoe.

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