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Rolf
Hochhuth,
L’Antigone di Berlino
a cura di Sotera Fornaro
pag.
36, ISBN
978–88–6226–013–8
Euro
4,00
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L’AUTORE
Rolf Hochhuth nasce nel 1931 ad Eschwege in Assia, occupata dagli Americani il 3 aprile 1945. Già da adolescente decide di occuparsi del ‘fenomeno’ Hitler con la scrittura. Prima libraio, poi redattore editoriale, nel 1959 redige a Roma il suo primo dramma, Il vicario, sul silenzio di Pio XII a proposito della ‘soluzione finale’. Inscenato da Erwin Piscator a Berlino il 20 febbraio del 1963, questo dramma segna una svolta nella storia del teatro tedesco, dando inizio al ‘teatro documentario’ politico: nella violenta polemica che ne seguì, si posero dalla parte dello scrittore Ludwig Marcuse e Karl Jaspers, tra gli altri; Giovanni XXIII, sollecitato dalla filosofa Hanna Arendt ad esprimere un parere su quella "tragedia cristiana", come recita il sottotitolo, dichiarò che alla verità non si poteva obiettare nulla. Insieme alla novella L’Antigone di Berlino (1963), il dramma è da considerarsi uno dei testi "classici dell’umanesimo letterario tedesco post-nazista" (Helmut Kreuzer). In tutte le sue numerose opere, drammi (p. es. Soldati, 1967; Morte di un cacciatore, 1976, su Hemingway), saggi e romanzi (p. es. Un amore in Germania, 1978; Giulia o la via per il potere, 1993), Hochhuth, con l’analisi accanita e puntigliosa dei documenti, pone sempre la questione del ruolo della responsabilità individuale nella ‘grande’ storia. Insignito di molti prestigiosi premi letterari, le sue opere complete sono pubblicate dall’editore Rowohlt. Dopo aver vissuto a lungo a Basel, abita e lavora ora a Berlino, nel suo studio dalle cui finestre domina, simbolicamente, il nuovo monumento alla Memoria.
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