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Collana «Ocra gialla»
volumetto n° 41



Dino  Campana, Io poeta notturno
a cura di Pasquale Di Palmo
 pag. 40, ISBN 978-88-6226-007-7

Euro 4,00
IN SINTESI

Una selezione delle lettere inviate dal poeta ‘maudit’ a critici e letterati, con nuove note e saggio critico.


UN ASSAGGIO

«Mi rivolgo a Lei, egregio signore. Io sono un povero diavolo che scrive come sente: Lei forse vorrà ascoltare. Io sono quel tipo che le fui presentato dal signor Soffici all’esposizione futurista come uno spostato, un tale che a tratti scrive delle cose buone. Scrivo novelle poetiche e poesie; nessuno mi vuole stampare e io ho bisogno di essere stampato: per provarmi che esisto, per scrivere ancora ho bisogno di essere stampato. Aggiungo che io merito di essere stampato perché io sento che quel poco di poesia che so fare ha una purità di accento che è oggi poco comune da noi».







L’AUTORE

Dino Campana nasce a Marradi, nell’Appennino tosco-emiliano, il 20 agosto 1885, figlio di Giovanni, maestro elementare, e di Francesca Luti. Scuole elementari a Marradi, ginnasio e liceo a Faenza. Primi screzi con la madre e primi sintomi di nevrastenia. Licenza liceale in un collegio di Carmagnola. Nel 1903 si iscrive alla Facoltà di Chimica pura a Bologna, passando, successivamente, a Chimica farmaceutica a Firenze. Nel 1906, dopo varie incursioni all’estero, subisce il primo internamento nel manicomio di Imola. Nel 1909 dopo un alterco con i carabinieri di Marradi, altro internamento a Firenze. Si imbarca per l’Argentina ma, dopo un breve periodo trascorso a Buenos Aires e in altre località, torna in Europa senza passaporto. Nel gennaio ’10 è ad Anversa. Nuovo arresto al confine tra Belgio e Francia. Viene internato all’Asile des Hommes Aliénés di Tournai. Estradato in Italia, è sottoposto a perizia psichiatrica. Si sposta tra Firenze, Genova, Bologna e il suo paese natale. Nel ’12 viene rispedito un paio di volte a Marradi con foglio di via. In autunno è a Bologna dove frequenta l’Università. Nel ’13 nuovi arresti a Genova e a Bibbiena. A Firenze conosce Papini e Soffici cui consegna il manoscritto de Il più lungo giorno che verrà perduto. Nel 1914 emigra in Svizzera dove lavora come stagionale. Viene espulso in seguito all’ennesimo incidente con la polizia. Escono presso il tipografo Bruno Ravagli di Marradi i Canti Orfici. Vende personalmente il libro a Firenze. Pressato dalla polizia, il poeta si rifugia a Pisa e, da lì, si imbarca alla volta della Sardegna. Spostamenti a Torino e a Ginevra. Nel ’15 ricovero nell’ospedale di Marradi, ufficialmente a causa di una “nefrite”. Nel ’16 incontra Sibilla Aleramo, con la quale allaccia una relazione tumultuosa. Le sue condizioni mentali peggiorano sensibilmente. Dopo varie vicissitudini, il 12 gennaio ’18 è ricoverato d’urgenza presso l’ospedale psichiatrico di Firenze. Dichiarato pazzo viene definitivamente internato a Castel Pulci dove rimarrà, in condizioni di relativa tranquillità, fino alla morte avvenuta il 1° marzo ’32, forse a causa di una setticemia.

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