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Collana «I quaderni di via del Vento»
volumetto n° 41



Guido  Morselli, Il suicidio
a cura di Valentina Fortichiari

 pag. 32, ISBN 8887741654

Euro 4,00 (ESAURITO)
IN SINTESI

Due saggi su di un’estrema scelta che l’autore sperimenterà drammaticamente su se stesso.


UN ASSAGGIO

«Ma ci sono momenti in cui il dolore incombe sovrano, ed esclude da noi tutto quanto non sia il sentimento della nostra angoscia, di quella angoscia che è, riconosciamolo, soprattutto solitudine. Ci si sente soli col dolore, che ci impedisce persino la visione, nonché la considerazione, di altri esseri, per quanto legati a noi. E perché un uomo normale, sano di corpo e di mente, si dica “non posso più vivere” occorre appunto che in lui si dia quel dolore, con quell’intensità, con quella sciagurata sua facoltà di far tacere ogni speranza e ogni fede. Delle conseguenze del gesto, sebbene lamentabili e a buon diritto lamentate, non gli si può far debito, così come non gli è imputabile la “scelta” che ha fatto, e che in realtà non fu “scelta”, giacché per lui la vita era diventata intollerabile, quindi impossibile.»







L’AUTORE

Guido Morselli nasce a Bologna il 15 agosto 1912 da Giovanni e Olga Vincenzi. Due anni dopo la famiglia si trasferisce a Milano, dove il padre è direttore generale di un’industria chimica. La madre muore quando Guido ha solo dodici anni. Dopo la maturità classica, si laurea in Giurisprudenza. Viaggia in Europa. Spirito indipendente e originale, detesta regole e costrizioni. Ottiene dal padre una sorta di vitalizio che gli consente di dedicarsi alla lettura e alla scrittura. Lettore onnivoro, comincia presto a comporre brevi articoli e racconti; inizia la stesura di un Diario, che non abbandonerà mai. Il suo primo saggio, Proust o del sentimento esce nel ’43 da Garzanti, quando Guido, ufficiale, sarà già in Calabria con l’esercito. Nel ’47 esce da Bocca Realismo e fantasia, in forma di dialoghi filosofici. La famiglia sfolla a Varese in una villa dove, dopo la guerra, Guido vivrà solo, sino al ’52, quando si farà costruire una casetta rosa a Gavirate, sul poggio di Santa Trìnita. Da qui si muoverà solo per brevi viaggi o vacanze, spesso in compagnia di Maria Bruna Bianchi, che sarà musa ispiratrice nonché erede dei suoi scritti. Tutte le sue opere, composte nell’isolamento di Gavirate, saranno pubblicate postume: il saggio Fede e critica e i grandi romanzi della maturità (Un dramma borghese, Il comunista, Roma senza papa, Contropassato-prossimo, Divertimento 1889, Dissipatio H.G.). Nella notte del 31 luglio 1973, a Varese, si spara un colpo di rivoltella.

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