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Collana «Ocra gialla»
volumetto n° 69



Else  Jerusalem, Liberazione
A cura e traduzione di Claudia Ciardi
 pag. 40, ISBN 978-88-6226-095-4

Euro 4,00
IN SINTESI

Tre prose, che rappresentano tuttora i suoi primi scritti mai pubblicati in Italia, della scrittrice austriaca Else Jerusalem (1876-1943), nota nella Vienna dei primi del Novecento per la pubblicazione del suo unico romanzo Lo scarabeo sacro, che scandalizzò l’opinione pubblica essendo ambientato in una casa di piacere.


UN ASSAGGIO

«Non creda a chi le parla della salvezza eterna. Ognuno rende merito a se stesso. Dio, giudice e creatore sono un tutt’uno dentro di noi. E il nostro salvatore è colui che ha trovato la formula per penetrare nel nostro essere. Tutto il resto è vacua esteriorità. Servire Dio, prendere la croce su se stessi significa profanarsi. È come andare incontro alla vita commettendo un omicidio. C’è un solo dovere, essere felici; e una sola preghiera, rendere felici.»







L’AUTORE

Else Kotányi, nota come Jerusalem dal cognome del primo marito, nasce nel 1876 a Vienna, terza di sei figli. Suo padre, Maximilian Kotányi, è un agiato vinaio ungherese. Frequenta per quattro anni la facoltà di filosofia nella capitale asburgica, in veste di auditrice. Dopo aver esordito con vari racconti, la sua propensione a osservare la società viennese in bilico tra psicosi autocelebrativa e dissolvenza, la porta a raccogliere i materiali che confluiranno nel suo unico romanzo, Lo scarabeo sacro, che scandalizza l’opinione pubblica. Ambientato in una casa di piacere, descrive le miserie umane dei personaggi che vi ruotano intorno, mettendo a nudo il falso perbenismo e le contraddizioni della ‘Finis Austriae’. Del romanzo si conteranno ben quaranta ristampe, di cui la metà nel primo anno di pubblicazione. Richiesto e ottenuto il divorzio dal primo marito, abbandona la religione ebraica e si fa battezzare, sposando in seconde nozze nel 1911 l’embriologo polacco Viktor Widakovich. Del ’28 a Berlino è la riduzione cinematografica del suo romanzo; il film, intitolato Il vicolo della casa rossa, dal nome del bordello, viene dapprima bloccato dalla censura, quindi autorizzato dopo numerosi tagli. Dello stesso anno è il dramma in tre atti Lapidazione a Sakya. Nel ’33 il suo romanzo viene sequestrato dalla Gestapo e dato alle fiamme la notte del rogo dei libri. Muore nel ’43 a Buenos Aires.

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