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Collana «I quaderni di via del Vento»
volumetto n° 65



Antonin  Artaud, La razza degli uomini perduti
Traduzione e cura di Pasquale Di Palmo
 pag. 36, ISBN 978-88-6226-065-7

Euro 4,00
IN SINTESI

Alcune prose inedite in Italia dello scrittore francese che spaziano dalla poco conosciuta produzione giovanile agli ultimi testi, composti durante e dopo la pluriennale esperienza in manicomio. Il villaggio dei Lama morti, apparso nel 1932 nella rivista «Voilà», non è stato da allora più ripubblicato, nemmeno in Francia, suo paese natale.


UN ASSAGGIO

«La società è questo cono spirituale che le ha consentito in ogni tempo di essere vile perché stava bene nel suo pene, e dopo aver vissuto dieci anni notte e giorno con i pazzi, avendo vissuto tra loro con il mio delirio e la mia follia che consisteva nel trovare questo mondo stupido e nel pensare che potessi fare qualcosa per riformarlo, attraverso la mia follia, i miei scritti, il mio teatro e il soffio della mia personale magia, dopo aver vissuto, dicevo, dieci anni tra i pazzi e dentro i loro peti, i loro rutti, i loro deliri, le loro tossi, il loro muco e le caterve d’acqua nel mastello comune, posso dire che nessun alienato mi è parso delirare e che ho sempre, al fondo di tutto ciò che è reputato delirio, ritrovato il filo della verità, insolito forse ma quanto mai accettabile, che il cosiddetto pazzo cercava.»







L’AUTORE

Antonin Artaud nasce a Marsiglia il 4 settembre 1896. Soggiorna più volte a Smirne, presso la nonna materna. Fin dall’adolescenza si manifestano i primi sintomi della malattia di origine nervosa che gli fa trascorrere alcuni periodi in casa di cura. Nel 1920 è a Parigi, dove entra nella compagnia del Théâtre de l’Œuvre e, successivamente, in quella dell’Atelier. Ha una relazione con l’attrice Génica Athanasiou. Nel ’23 inizia con Jacques Rivière un intenso carteggio. Aderisce dal ’24 al ’26 al surrealismo e nello stesso anno fonda il Théâtre Alfred Jarry. Scrive soggetti cinematografici e interpreta film importanti come La Passion de Jeanne d’Arc di Dreyer e il Napoléon di Gance. Nel ’31 scopre il teatro balinese, esperienza da cui scaturirà il fondamentale saggio Le Théâtre et son double. Tentativi di disintossicazione dalla droga. Nel ’35 rappresenta Les Cenci. L’anno seguente parte per il Messico dove tiene una serie di conferenze e soggiorna presso le tribù primitive dei Tarahumara, dopo aver ricevuto a L’Avana da uno sciamano un pugnale a cui attribuisce poteri magici. Dopo il ritorno in Francia, progetto di matrimonio con Cécile Shramme. Nel ’37 viaggio in Irlanda nel tentativo di riportarvi il presunto bastone di san Patrizio. È arrestato per vagabondaggio e, dopo vari incidenti, viene rimpatriato. Lo sbarco avviene in camicia di forza a Le Havre. Comincia il calvario dei vari internamenti, tra cui quelli pluriennali a Ville-Évrard, non lontano da Parigi, e a Rodez. Subisce numerosi elettrochoc, in seguito ai quali perde quasi tutti i denti. In clinica ricomincia a scrivere, dopo un periodo di inattività, testi pervasi da un intenso fervore religioso. Nel maggio ’46 torna a Parigi dove riprende contatto con gli intellettuali. Ha continue emorragie intestinali, sintomo di un cancro non ancora diagnosticato. Gallimard approva il progetto di pubblicazione delle sue Œuvres complètes. Nel ’48 una sua trasmissione radiofonica è censurata. Viene trovato morto a Ivry, seduto ai piedi del suo letto, la mattina del 4 marzo.

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