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Collana «Le Streghe»
volumetto n° 19



Mauro  Bolognini, Fare cinema.
A cura di Roberto Cadonici
 pag. 36, ISBN 978-88-6226-062-6

Euro 4,00
IN SINTESI

Una selezione di pensieri del grande regista pistoiese che delineano il percorso della sua vita dedicata al cinema, all’opera lirica, al teatro.  


UN ASSAGGIO

«Quello che mi interessava all’epoca (...) e che mi interessa ancora oggi non è di fare un film, dei film “politici”, non mi interessa il problema sindacale. Quello che mi interessa è il dramma dell’operaio, la sua povertà, il fatto che la sua vicenda abbia un risvolto drammatico: detesto i manifesti politici. (…) Quando faccio un film, quello che cerco è la vita: la vita dei personaggi, delle strade e così via. De Filippo in proposito diceva una cosa bellissima, che più o meno suonava così: “Se cerchi lo stile, trovi la morte; se cerchi la verità, trovi la vita”».







L’AUTORE

 

Mauro nasce a Pistoia il nel 1922. Il padre, Alduino, è un commerciante di bestiame, con un’attività consolidata e un buon patrimonio. La madre, Natalina Giovannini, viene invece dalla vicina Montecatini. Èil secondo di tre fratelli: Marcello era nato un anno prima, Manolo nasce circa tre anni dopo, nel ’25 e seguirà ben presto a Roma le orme del fratello, impegnato anch’egli nel mondo del cinema. Mauro frequenta il Ginnasio a Pistoia, dove tra l’altro avrà modo di conoscere Silvano Fedi, sorvegliato e arrestato dal regime già negli anni di scuola, nel ’39, poi la facoltà di Architettura a Firenze.  Finita la guerra, parte con Franco Zeffirelli e Piero Tosi, compagni di studi all’Università, alla volta di Roma. Prima frequenta come uditore le lezioni al Centro Sperimentale di Cinematografia, poi fa l’aiuto regista di Luigi Zampa, come volontario senza compensi, almeno inizialmente. Nel ’52 è aiuto regista in Francia, prima con Jean Delannoy e poi con Yves Allegret. Sarà l’ultima importante esperienza formativa prima del passaggio alla regia, che avviene nel ’53 con Ci vediamo in galleriacon la partecipazione di Sofia Loren e Alberto Sordi. Da lì in avanti la sua carriera procede con un susseguirsi di film che lo impongono come regista di rango internazionale: Gli innamorati (’55), Giovani mariti (’58), La viaccia (’61),L’eredità Ferramonti (’76). Pasolini collabora per il soggetto, la sceneggiatura o i dialoghi a cinque film di Mauro: Marisa la civetta (’57), Giovani mariti (’58), La notte brava (’59), Il bell’Antonio (’60) e La giornata balorda (’61). Seguiranno poi i film: Senilità (’62), La corruzione (’63), Madamigella di Maupin (’66), L’assoluto naturale (’69). Nel ’64 c’è l’esordio nella regia d’opera, un percorso lungo e ricco di soddisfazioni, che corre parallelo a quello del cinema e mai in subordine, né per qualità né per quantità. Riesce a gestire esperienze, più ridotte ma non occasionali, perfino nel settore del teatro di prosa. Muore a Roma nel 2001.

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