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Collana «Le Streghe»
volumetto n° 16



Marcello  Venturi, Mio nonno e Mussolini
Giovanni Capecchi
 pag. 36, ISBN 978-88-6226-051-0

Euro 4,00
IN SINTESI

Due racconti memoriali ambientati nella Pistoia della giovinezza e scritti nei primi anni Sessanta dall’autore dell’Ultimo veliero e di Bandiera bianca a Cefalonia, fedele esponente della stagione del neorealismo. Con nostalgia e ironia, vi ripercorre alcuni momenti vissuti durante il ventennio fascista, tra parate, manifestazioni ufficiali e intima ribellione ai riti del regime. 


UN ASSAGGIO

«Il comandante della nostra Centuria Ciclisti era un ometto piccolo e grasso, di nome Vannacci Attilio, che, visto dietro il banco di vendita del suo negozietto di vini, appariva del tutto insignificante; ma al sabato pomeriggio, come metteva l’uniforme di ufficiale della G.I.L. – che pure gli conferiva un che di insaccato, per via della pancetta e delle gambe troppo corte – il suo sguardo anonimo acquistava una luce interiore, che ne rivelava qualità sconosciute di carattere; e anche il suo passo, sui marciapiedi del centro, verso la Piazza d’Armi, si faceva più lungo, più elastico, come il passo di un comandante uscito dalla Farnesina.»







L’AUTORE

Marcello Venturi nasce nel 1925 nell’abitazione di servizio della stazione ferroviaria di Querceta, comune di Seravezza, da Ugolino Venturi, originario di Pistoia, che vi è stato assegnato come capostazione e da Adelina Della Nina, seconda compagna del padre. Nel ’36 la famiglia si trasferisce a Pistoia dove Marcello trascorre gli anni della formazione e della guerra. Inizia a scrivere e a leggere gli autori che lo avrebbero accompagnato per l’intera esistenza (soprattutto gli americani, da Hemingway a Steinbeck) e ha in Elio Vittorini il punto di riferimento politico. Nel periodo ’46-’52 scrive un centinaio di racconti che appaiono su giornali e riviste. Uno di questi testi, Cinque minuti di tempo, vince, ex aequo con Italo Calvino, il Premio bandito dalla redazione genovese dell’«Unità» per una storia partigiana. All’indomani della fine della guerra si iscrive al Partito Comunista Italiano e inizia la sua carriera di giornalista che lo porta, tra il ’48 e il ’58, a Milano, redattore dell’«Unità» e, dal ’52, responsabile della pagina culturale del giornale. A Milano conosce Davide Lajolo, Salvatore Quasimodo e Gianni Rodari. Stringe una relazione affettiva con Anna Maria Ortese. Nel ’52 esce il suo primo volume, Dalla Sirte a casa mia, che consegue il Premio Viareggio Opera Prima, e nel ’56 nei “Gettoni” einaudiani diretti da Vittorini Il treno degli Appennini. Dopo i fatti ungheresi del ’56 abbandona il Partito Comunista. Nel ’58 inizia la sua collaborazione con Giangiacomo Feltrinelli dirigendo la collana “Universale economica”. Passa le giornate a leggere dattiloscritti di giovani autori e in questa sua attività incontra Camilla Salvago Raggi con la quale si sposa nel ’60. Lascia Milano per trasferirsi nella villa della moglie, a Campale, nel comune di Molare, provincia di Alessandria. Continua a collaborare fino al ’65 con Feltrinelli, col quale pubblica Vacanza tedesca (’59),  Bandiera bianca a Cefalonia (’63), Gli anni e gli inganni (’65), mentre L’ultimo veliero viene pubblicato da Einaudi nel ’62. Seguono i volumi L’appuntamento (’67), Più lontane stazioni (’70), Il padrone dell’agricola (’79, vincitore del Premio Napoli), Sconfitti sul campo (’82), Terra di nessuno (’85), Il giorno e l’ora (’87) e Il nemico ritrovato (2005). Muore il 21 aprile 2008. 

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