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Collana «Le Streghe»
volumetto n° 13



Emanuel  Carnevali, Il bianco inizio
traduzione e cura di Francesco Cappellini
 pag. 36, ISBN 978-88-6226-041-1

Euro 4,00
IN SINTESI

Del giovane poeta italiano che in otto anni di vita da bohémien a New York e Chicago (scrivendo sempre nell’inglese appreso leggendo di notte le insegne luminose nelle strade che spazzava) influenzò la letteratura americana e anticipò di oltre trent’anni gli stilemi della ‘beat generation’, proponiamo, in nuova traduzione, sei prose memoriali, edite da Adelphi nel 1978 nel volume Il primo dio.


UN ASSAGGIO

«Ricordo una stanza bianca con la luce bianca del sole che entra da alte finestre; e mia madre e un’anziana signora, un’anziana signora molto bianca, chine premurosamente su di me. Accade nella città di Firenze dove una terribile bronchite e una polmonite mi avevano portato vicino alla tomba. Posso aver avuto tra i due e i tre anni e mi facevano andare avanti a forza di latte di capra; il latte di capra è assolutamente imbevibile. Questo povero essere, dalla grossa testa e le gracili spalle, è costato a sua madre così tanta sofferenza e amarezza. Tutto questo si sarebbe potuto evitare se fossi morto.» 







L’AUTORE

 

Manuel Carnevali nasce a Firenze il 4 dicembre 1897, da Tullio e Matilde Piano, dopo che i suoi genitori si sono già separati. Emanuel (come più tardi si farà chiamare), rimane con la madre, la zia, e i due figli di questa. La morte del nonno materno determina un difficile periodo di povertà e spostamenti: Pistoia (1901), Biella (1905), Cossato (1906). Nel 1907 la madre, morfinomane, muore di tetano. Nel 1909 il padre, commissario prefettizio a Bazzano (Bologna), si risposa. Nel 1911-’12 Emanuel frequenta il prestigioso Collegio Foscarini di Venezia, ma viene rispedito al padre forse per una sua amicizia intima con un compagno. A seguito dell’ennesima frattura dei rapporti col genitore, nel marzo ’14, a soli diciassette anni, s’imbarca per New York dove farà i mestieri più umili e imparerà l’inglese leggendo di notte le insegne luminose nelle strade che spazza. Inizia a pubblicare poesie e a frequentare gli ambienti intellettuali che in quegli anni determinano la svolta ‘modernista’ nella letteratura americana: Waldo Frank, Carl Sandburg, Ernest Walsh e Williams Carlos Williams. È soprannominato il ‘black poet’, per il suo carattere ribelle, oscuro, indipendente, spesso impossibile. Nel ’17 si sposa ma dopo due anni lascia la moglie. Gli eccessi della sua vita da bohémien e una malattia terribile, l’encefalite letargica, causano il suo rimpatrio, nel ’22. Il resto della sua vita trascorre tra cliniche e ospedali, visitato e spesso sostenuto economicamente da artisti quali Ezra Pound, Robert McAlmon, e Kay Boyle (che ne riporta il ricordo di un uomo «meraviglioso, completamente tremante, come una farfalla fissata con gli spilli»). Muore in un ospedale di Bologna, l’11 gennaio 1942, strozzato da un boccone di pane.

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