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Collana «Ocra gialla»
volumetto n° 48



Isabelle  Rimbaud, L’ultimo viaggio di mio fratello Arthur
a cura di Antonio Castronuovo
 pag. 36, ISBN 978–88–6226–032–9

Euro 4,00
IN SINTESI

La cronaca realistica, inedita in Italia, di Isabelle Rimbaud circa il finale calvario del fratello Arthur – un travaglio appena mitigato dalle sue amorevoli cure – ci mostra la figura del grande poeta da un’angolatura umana che la sua avventurosa scelta di vita aveva oscurato.


UN ASSAGGIO

«Tutto il giorno devo ingegnarmi per impedirgli di commettere una qualche sciocchezza. Per fortuna ho un po’ d’influenza su di lui. La sua idea fissa è ora di andarsene da Marsiglia verso un clima più caldo: ad Algeri, a Aden, oppure a Obock. Ciò che lo trattiene, poiché non può più far senza di me, è il timore che io non l’accompagni più.
A volte è mite e tenero; mi ringrazia con calore delle cure che gli presto e mi chiama il suo angelo buono, il suo unico sostegno. Soprattutto vuole che prometta di non lasciarlo prima della sua scomparsa e di vegliare affinché le sue ultime volontà siano rispettate, in modo particolare riguardo la sua sepoltura.»







L’AUTORE

Sorella minore di Arthur, Isabelle Rimbaud nacque a Charleville, in Francia, nel 1860. La ragazza fu succube di una madre autoritaria, Vitalie Cuif, che apparteneva a una famiglia di agricoltori proprietari, con terre nel vicino villaggio di Roche. Isabelle studiò presso le Dame del Santo Sepolcro, e nel 1879 si trasferì a Roche dove, assieme alla madre, gestì e diresse il lavoro campi. Anni dopo fu chiesta in sposa da un piccolo proprietario del luogo, ricco ma insignificante. Avrebbe forse accolto l’offerta se nell’estate del 1891 Arthur, reduce da peregrinazioni africane e amputato di una gamba a Marsiglia, non fosse giunto a Roche per trovare un po’ di pace. Fu lui a dissuaderla da quel matrimonio, e fu per lei, giunta zitella a trent’anni, una rinascita: trovò nell’assistenza al fratello una sorta di missione divina che le donò un senso di vita. Un mese dopo Arthur volle ripartire, e Isabelle lo accompagnò: presero il treno a fine agosto e giunsero a Marsiglia, dove Arthur morì a novembre, dopo una lunga agonia. A Charleville Isabelle entrò poi in corrispondenza col poeta Pierre Dufour (in arte Paterne Berrichon): si sposarono e andarono a vivere ad Auteuil, sobborgo di Parigi, diventando devoti – con libertà di correggere e tagliare i suoi testi – alla memoria di Arthur. Isabelle scrisse vari ricordi degli ultimi mesi di Arthur; ma non solo: nel 1916 apparvero sul «Mercure de France» pagine di un suo romanzo intitolato Dans les remous de la bataille, poi pubblicato in volume da Chapelot. Ammalatasi di una malattia simile a quella del fratello, entrò nel maggio 1917 in ospedale dove subì una grave operazione. Morì il 20 giugno di quell’anno.

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