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Collana «Le Streghe»
volumetto n° 11



Autori  Vari, Fernando Melani

 pag. 36, ISBN 978-88-6226-030-5

Euro 4,00
IN SINTESI

Quattro scritti di Renato Ranaldi, Donatella Giuntoli, Lando Landini e Gianfranco Chiavacci sulla figura e sull’arte di Fernando Melani. Con un’estesa biografia a cura di Fabrizio Zollo.


UN ASSAGGIO

«La conoscenza della cosa in sé, la ricerca della individualità separata dal resto appartiene al passato. Le cose si espandono, convergono, si irradiano nello spazio e sono irradiate da questo. Di ogni cosa vi è uno strato avvolgente sempre preceduto o seguito da un altro fino al cosiddetto vuoto da cui riemergono, come per incanto, nuove continue energie. Un dissolversi, un riapparire senza soste di modifiche e trasformazioni. Lo stato di incertezza è come permanente e tuttavia viene a stabilire certezze statistiche o quanto altro in modo più esatto delle antropomorfiche e tipicizzate sicurezze del passato».







L’AUTORE

Fernando Melani, secondogenito di Piero Melani e Giovanna Valiani, nasce nel 1907 a San Piero Agliana, in provincia di Pistoia. La famiglia, due mesi dopo la sua nascita, si stabilisce a Pistoia. Il padre Piero non pare molto adatto a gestire il patrimonio ereditato, che ben presto si assottiglia. Dopo pochissimi anni i rapporti tra i genitori si deteriorano, e la madre si trasferisce a Parigi per lavorare nel campo della moda, non interrompendo però i rapporti col marito e i figli. I due piccoli, dopo la separazione dei genitori, vengono seguiti nella casa paterna dalla nonna e dalla zia, rispettivamente madre e sorella nubile del padre. Frequenta le scuole ginnasiali, prima di rinunciare agli studi. Nel ’34 dirige un Istituto di vigilanza notturna a Novara. Nel ’37 rientra a Pistoia dove riceve in donazione la casa paterna e dove per qualche anno dirige la fornace di suo padre. Evita il fronte di guerra grazie ad un’infezione d’itterizia. Dal ’45, dopo un’iniziale breve fase figurativa, si dedica esclusivamente all’arte astratta. Indosserà per il resto della sua vita una tuta blu da elettricista, una sciarpa gialla e un berretto color pervinca e in casa non allestirà mai una cucina, preferendo mangiare al bar o in una modesta trattoria, per non sottrarre tempo e concentrazione al lavoro creativo. Si susseguono negli anni mostre delle sue opere, mentre la sua casa-studio offre ancora oggi una ‘lettura globale’ del suo percorso. Caratteristiche le sue appassionate discussioni di politica ed arte, forte delle sue convinzioni e dei suoi pensieri sociologici e filosofici, che andrà appuntando meticolosamente nei suoi ‘diari’. Il 28 marzo 1985 Fernando Melani muore improvvisamente nella sua casa-studio di Pistoia.

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