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Collana «Ocra gialla»
volumetto n° 39



Silvio  D’Arzo, Fine di Mirco
a cura di Pasquale Di Palmo
 pag. 36, ISBN 88877419310

Euro 4,00
IN SINTESI

Due tra i racconti più belli del geniale scrittore emiliano, morto prematuramente.


UN ASSAGGIO

I due buoni angeli camminavano lievi e composti come sogni, e rade parole uscivan nell’aria dalle loro bocche: strane parole, però, che avevano come qualcosa di solido, di concreto: si provava quasi la sensazione che esse sfuggissero via agili dalle labbra per sperdersi e confondersi poi fra i biancospini e le magnolie.
Il professore intanto pensava che doveva essergli tremendamente difficile, ora, sorridere, e sospettò anche per un momento che forse non aveva più sangue per il corpo (il caldo sangue degli uomini sotto il sole) e che, se si fosse punto per caso con uno spino od una penna d’angelo, sarebbe spruzzato su da lui qualcosa di luminoso e di freddo come una nebulosa.







L’AUTORE

Ezio Comparoni, che adotterà per firmare i suoi scritti vari pseudonimi tra cui il più noto è quello di Silvio D’Arzo, nasce a Reggio Emilia nel 1920, da Rosalinda Comparoni e padre ignoto. Nel 1935 pubblica, appena quindicenne, con lo pseudonimo Raffaele Comparoni, la raccolta di versi Luci e penombre nelle edizioni La Quercia, cui segue pochi mesi dopo il libro Maschere. Racconti di paese e di città , edito da Carabba. Nel 1940 viene riconosciuto figlio naturale di Pietro Comparoni, parente alla lontana della madre e collabora a varie riviste firmandosi Silvio D’Arzo. Nel 1941 si laurea a Bologna con una tesi in glottologia e si dedica alla revisione del romanzo All’insegna del Buon Corsiero, edito nel 1942 da Enrico Vallecchi con cui intratterrà un lungo e interessante carteggio. Vive con la madre a Reggio Emilia, dividendosi tra insegnamento e scrittura. Dopo l’esperienza della guerra che lo vede fuggire nel 1943 da una tradotta destinata ai campi di concentramento, D’Arzo si dedica alla stesura di varie opere, tra cui l’incompiuto e articolato progetto di Nostro lunedì di Ignoto del XX secolo. Nel 1943 su invito di Vallecchi comincia a scrivere quello che diventerà il romanzo per l’infanzia Penny Wirton e sua madre. Spedisce i suoi manoscritti a vari editori (tra cui Garzanti e Einaudi) che rifiutano di pubblicarli. È in contatto epistolare con autori importanti come Attilio Bertolucci ed Emilio Cecchi. Pubblica adottando pseudonimi spesso diversi (Oreste Nasi, Sandro Nedi, Silvio D’Arzo, ecc.) su varie riviste, tra le quali «La fiera letteraria», «L’Illustrazione Italiana» e «Paragone». Il 30 gennaio 1952 muore a causa di una leucemia. Quasi tutte le sue opere, compreso il suo capolavoro, il racconto lungo Casa d’altri (Sansoni, 1953), appaiono postume.

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