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Collana «Acquamarina»
volumetto n°17





Sergej Esenin, "Stanco di vivere"
a cura di Margherita De Michiel
, pag. 32, ISBN 8887741298

Euro 4,00

IN SINTESI

Quindici poesie in nuova traduzione del poeta russo morto in circostanze mai del tutto chiarite



UN ASSAGGIO

«Stanco di vivere nel paese nativo
nella nostalgia dei campi di grano,
abbandonerò la capanna mia
e vivrò vagabondando, ladro.

Andrò per i riccioli bianchi del giorno
a cercare un misero asilo
e l’amico più caro sul suo sperone
affilerà il pugnale contro di me.».









L'AUTORE

Sergej Aleksandrovic Esenin nasce da una famiglia di contadini il 21 settembre 1895 nel villaggio di Konstantinovo (oggi Esenino) nella regione di Rjazan’. Nel 1912, a Mosca, si iscrive alla Libera Università Sanjavskij. Nel 1915 si trasferisce a Pietroburgo, dove Aleksandr Blok lo introduce a Nikolaj Kljuev e al gruppo dei "poeti contadini". Pubblica il suo primo volume di versi (Radunica, 1916) e sposa l’attrice di prosa Zinaida Rajch. Simpatizza (come testimoniato in Inonija) con il messianismo rivoluzionario degli Sciti di Ivanov-Razumnik. Nel 1919 fa ritorno a Mosca, dove sottoscrive il Manifesto degli Imaginisti. Inizia un periodo di vita dissoluta, riflesso nella raccolta Confessione d’un teppista (1921). Del 1922 è il dramma lirico Pugacev. Divorziatosi dalla prima moglie, sposa Isadora Duncan, con cui visita l’Europa e l’America (il "paese di mascalzoni" dell’omonimo poema) e dalla quale si separerà l’anno seguente. Vittima dell’alcool e di ricorrenti crisi nervose, compone le liriche di Mosca delle bettole (1924) e versi di ispirazione epica e politica; si avvicina per un periodo ai poeti del Proletkult. Soggiorni in Caucaso gli restituiscono parziale serenità. Nel giugno del 1925 sposa Sofja Andreevna Tolstaja, nipote del grande scrittore. La sua salute fisica e psichica peggiora irrimediabilmente. Nella notte tra il 27 e il 28 dicembre dello stesso anno, scritta col sangue l’ultima poesia dedicata all’amico Volf Erlich, si impicca nella camera di un albergo leningradese.

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