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Collana «Ocra gialla»
volumetto n°20





Clemente Rebora, "Gli spettatori dell’ultimo piano"
a cura di Enrico Grandesso
, pag. 32, ISBN 8887741115

Euro 4,00

IN SINTESI

Un testo raro sul comportamento degli spettatori nella galleria del teatro «La Scala» di Milano e alcuni brani da epistolari dell’autore che trattano della tematica musicale.



UN ASSAGGIO

«Lassù, il loggione è il nostro regno, le discussioni si riattaccano con più respiro, fra il movimento crescente del teatro che si popola. E quando la rappresentazione s’inizia, il pubblico è perfettamente differenziato: vedete gli appassionati che si preparano con schiettissima ansia ad ascoltare in un atteggiamento pensoso e raccolto; o chi impone con zittii e dispute inutili il silenzio; e giù giù, fino a chi drizza con calma il binoccolo sulle grazie dei palchi, mentre la musica palpita già. Alcuni volgon le spalle alla scena, chini in cerca di un po’ di luce sullo spartito – e parecchi in buona fede –; ma Dio liberi dagl’intelligenti noiosi che battono il tempo con un gesto invadente fino a togliervi l’attenzione!».









L'AUTORE

Clemente Rebora nasce a Milano nel 1885, da famiglia di tradizioni laiche e risorgimentali. Si laurea nel 1910 in lettere e filosofia; nello stesso anno pubblica su «Rivista d’Italia» il saggio Per un Leopardi mal noto, dove analizza il rapporto tra il poeta di Recanati e la musica. Nel 1913 escono alcuni suoi articoli su «La Voce» e la prima raccolta di poesie, i Frammenti lirici, che riceve scarsa attenzione critica.
Nel 1914 conosce la pianista russa Lydia Natus, sua ispiratrice e compagna fino al 1919; grazie a lei apprenderà il russo e si produrrà in importanti traduzioni da Gogol’ e da Tolstoj. Nel 1915, con l’entrata dell’Italia in guerra, è richiamato al fronte: quest’esperienza traumatica gli ispira delle prose liriche strazianti e la seconda raccolta di poesie, Canti anonimi (1922). Negli anni Venti Rebora si dedica ad un’attività di ricerca spirituale e di conferenze, fino al 1929, anno in cui si converte al cristianesimo. Due anni dopo entra in seminario e viene ordinato sacerdote nel 1936, a 51 anni, presso l’Istituto rosminiano della Carità.
Dopo un lungo silenzio, riprende a pubblicare negli anni Cinquanta: Curriculum vitae (1955) e Canti dell’infermità (1956) lo faranno conoscere a un più vasto pubblico.
Muore a Stresa il 1° novembre 1957.

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